Interpellato dalla nostra redazione, Francesco Brigati della segreteria provinciale della Fiom Cgil Taranto ha commentato così la notizia: “Ormai è diventato un atto burocratico dell’azienda, che comunica una decisione già presa. Stavolta conosciamo solamente il numero totale dei lavoratori interessati dalla cassa integrazione, senza avere ulteriori dettagli sulla ripartizione. A differenza delle altre volte, quando c’erano almeno 7-8 pagine di spiegazioni da parte di Mittal, stavolta non c’è stato nulla. Essendo cassa Covid, la procedura va avanti a prescindere e quindi a loro non interessa avere una discussione con i sindacati”.
Sull’incontro con il Governo: “Abbiamo scritto al Governo la settimana scorsa e ci siamo incontrati quando Conte è venuto a Taranto. Ci è stato detto che bisogna prendere in esame la scadenza del 30 novembre, entro la quale bisognerà trovare un accordo tra le parti interessate, ovvero esecutivo, ArcelorMittal e Invitalia. Successivamente saremo convocati. Alcune indiscrezioni riferiscono che potrebbe esserci un rinvio, ma noi ci auguriamo di no – ha concluso Brigati - perché la situazione è ormai ingestibile sia dal punto di vista ambientale e della sicurezza che lavorativo, tenuto conto che gli operai percepiscono solo 800-900 euro da marzo”.