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In un libro la disciplina della pesca tarantina attraverso i secoli fino ai giorni d’oggi

Appuntamento con la cultura alla Lega Navale Italiana sez. di Taranto (sita sul Lungomare Vittorio Emanuele III, 2) in programma venerdì 26 aprile (ore 18) nel salone della Lni ionica la presentazione del libro dal titolo “Il Codex Piscatorius Tarentinus fra età moderna e contemporanea” scritto da Stefano Vinci.

Converseranno con l’autore il dott. Flavio Musolino, presidente della Lni sezione di  Taranto; il dott. Stefano Carrisi , geologo e il cv Manuel Moreno Minuto, cultore di storia militare. Il libro costituisce il punto di arrivo di studi e ricerche aventi ad oggetto il codice sui diritti della dogana sul pesce nei mari di Taranto, risalente all’epoca del principe Giovanni Antonio Orsini del Balzo, nel quale venivano definite concessioni, licenze e divieti concernenti l’itticoltura, rivolti a tutelare la riproduzione delle diverse specie. Tali disposizioni prevedevano una dettagliata descrizione dei luoghi e dei tempi nei quali era concesso pescare, oltre agli strumenti consentiti (lenze, reti o arpioni). Una congerie di regole così dettagliata sarebbe stata destinata a sopravvivere ai secoli ed ai governi succedutisi nel regno di Napoli, fino a costituire oggetto di studio per la legislazione unitaria sulla pesca, il cui dibattito rivolto a recuperare le antiche consuetudini locali per tutelare l’ecosistema marino deve ritenersi quanto mai attuale. “Questo libro è frutto delle ricerche svolte da me su documenti d’archivio – afferma l’autore Stefano Vinci – valorizzando in particolare un volume risalente al 1400 del quale esiste una copia conservata nella Biblioteca Acclavio, si tratta del Libro Rosso della Dogana di Taranto. Il volume contiene ricerche che non sono solo storico-giuridiche ma riguardano la disciplina della pesca nella nostra città che già dal Medioevo consentiva la tutela dell’ecosistema marino. Per tali ragioni veniva valorizzato il mare con regole relative ai luoghi in cui era consentito pescare con quali modalità, strumenti e in quali giorni e mesi dell’anno, oltre ad altri dettagli riguardanti la misura delle reti e degli ami. Tutto questo per tutelare l’ecosistema marino e la riproduzione dei pesci evitando che questi venissero pescati prima dello sviluppo. L’aspetto interessante – conclude Vinci - è che molte regole del passato, ancora vigenti ai giorni nostri, hanno una sopravvivenza millenaria; addirittura ci sono delle regole e consuetudini bizantine risalenti all’anno 1000, codificate nel 1400 e in vigore fino a dopo l’unità d’Italia. Il libro è impreziosito da una trascrizione di questi regolamenti sulla pesca estratti proprio dal volume che si trova presso la Biblioteca Acclavio di Taranto”.

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